Da luglio 2012, dopo l’accordo su CIGS e mobilità, i lavoratori e le lavoratrici posti in cassa integrazione si
sentono sempre più isolati ed abbandonati ad un futuro incerto.
L’Azienda continua a chiamarli affermando che le nuove attività, promesse entro Novembre e non ancora
ufficializzate, non li coinvolgeranno e, di conseguenza, propone loro solo la ricollocazione esterna (SERNET)
e la mobilità (100 disponibili) insistendo affinchè si accetti una delle due soluzioni. Essendo, come stabilisce
l’accordo, questi due strumenti su base volontaria, ai lavoratori ed alle lavoratrici in CIGS che non
intendono usufruire di tali strumenti, l’Azienda non ha ancora saputo indicare chiaramente in quale reparto
rientreranno e quali saranno le loro mansioni.
Ad oggi, nessun corso di riqualificazione finalizzato alla ricollocazione interna è stato attivato e, per il 2013,
vengono prospettati esclusivamente corsi finalizzati alla ricollocazione esterna. Inoltre l’Azienda paventa,
sempre per il 2013, l’apertura di una ulteriore procedura di CIGS che, a suo dire, quasi sicuramente colpirà
ancora gli stessi lavoratori e lavoratrici e quindi non prevede, per l’ennesima volta, alcuna rotazione. ALU,
in sostanza, la crisi aziendale intende riversarla sempre e solo sugli stessi lavoratori e lavoratrici (il 10%
della forza lavorativa attuale) che vengono trattati come esuberi strutturali e non come persone da
valorizzare e riqualificare. I lavoratori e le lavoratrici di Alcatel-Lucent non possono rimanere indifferenti di
fronte a questo atteggiamento vessatorio e discriminatorio. Per i nostri colleghi e colleghe in cassa
integrazione l’unica soluzione per far valere i propri diritti, sanciti anche dall’accordo, è quella di ricorrere ad
una vertenza legale esponendosi in prima persona?
All’interno di ALU questo scenario viene affrontato con uno strano silenzio da parte di chi sta ancora
lavorando e con la timida rivendicazione dei sindacati attraverso qualche sporadico comunicato che non
prevede e non prospetta azioni concrete ed unitarie che coinvolgano tutti i lavoratori e le lavoratrici per
tutelare i punti dell’accordo ancora disattesi e per sostenere ed unire fattivamente i colleghi e le colleghe in
cassa. Non ci sono indagini nei vari reparti per raccogliere informazioni relativamente ai carichi di lavoro,
mentre sarebbe molto utile analizzarli nel dettaglio per avere un quadro d’insieme che possa aiutare a
capire, anche in prospettiva, l’evoluzione della “trasformazione” in atto.
Perché questo silenzio surreale? Perché questa limitata diffusione delle informazioni e delle rivendicazioni
sindacali? Perché nessuna indagine fra i lavoratori e le lavoratrici per possibili azioni condivise? Era forse
questo quello che si voleva ottenere, per i nostri colleghi e colleghe colpiti dalla cassa, firmando l’accordo?
Se così non è, dove sono tutti i lavoratori e le lavoratrici “arrabbiati” ed “indignati” che, da gennaio a
giugno, hanno manifestato la loro contrarietà alla politica aziendale, la loro solidarietà e la loro
partecipazione alla causa comune per far cambiare strategia all’Azienda? L’aforisma “NON UNO DI MENO”,
frutto dell’impegno e dalla partecipazione collettiva, va rilanciato e sostenuto attivamente ma, soprattutto,
con convinzione perseguito tutti insieme: Organizzazioni Sindacali, RSU, lavoratori e lavoratrici in cassa e
non.
Proviamo ad utilizzare ancora le assemblee di reparto che hanno portato ai 3gg di sciopero di febbraio.
Proviamo a pensare e proporre delle possibili iniziative (manifestazione e/o presidio con sciopero, raccolta
firme, articoli sui giornali...) per chiedere il rispetto e l’attuazione dell’accordo in tutti i suoi punti, per
chiedere un futuro dignitoso in ALU ai nostri colleghi e colleghe colpiti dalla CIGS e per far capire al
management che i lavoratori e le lavoratrici sono uniti e pronti a mobilitarsi ancora.
PROVIAMO, CHIEDIAMO, PARLIAMO, CONDIVIDIAMO...ROMPIAMO IL SILENZIO!!!
Dicembre 2012 Alcuni lavoratori e lavoratrici “dentro e fuori” ALU