GIOVEDI’ 6 NOVEMBRE: SCIOPERO
E PRESIDIO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI IN OCCASIONE DELLA VISITA DEL
PRESIDENTE RENZI.
La partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori
Alcatel Lucent allo sciopero e al presidio davanti alla nuova sede ha reso
possibile l’incontro di una delegazione della RSU Alcatel Lucent con il
Presidente del Consiglio dei Ministri.
Un risultato importante ed unico
se pensiamo che il presidente Renzi nelle sue visite non ha mai incontrato i
rappresentanti dei lavoratori.
Un risultato che ci ha permesso
di raccontare quello che è realmente Alcatel Lucent e che va oltre alle
inaugurazioni ed alle cerimonie di una nuova sede che conterrà meno di 700
dipendenti.
Un’azienda che ha in corso un
pesante piano di ristrutturazione con la dichiarazione di 586 esuberi
strutturali nel nostro paese e che prevede il disimpegno dell’azienda su
importanti attività di Ricerca e Sviluppo ed un ridimensionamento della sua
presenza industriale con la cancellazione di tantissimi posti di lavoro.
Un’azienda che non ha ancora
presentato un piano industriale e di investimento per quanti rimarranno in
Alcatel Lucent.
Abbiamo ribadito quanto il settore telecomunicazioni
sia importante per la ripresa degli investimenti, che devono avere una regia
pubblica del governo attraverso l’implementazione dell’agenda digitale, ad oggi
completamente ferma.
Abbiamo richiamato il governo e la politica alle
proprie responsabilità, perché non ci convince l’approccio del presidente del
consiglio di lasciar fare alle imprese, visti i risultati.
Abbiamo ricordato al Presidente l’importanza degli
investimenti nei settori strategici e che occorre passare dalle parole ai
fatti.
Abbiamo bisogno di risposte concrete nel brevissimo
tempo, perché ci sono molte persone che rischiano di perdere il posto di
lavoro, e l’intero settore dell’hi tech rischia di scomparire, o comunque di
perdere la sua funzione di ecosistema industriale.
Il
Presidente del Consiglio ha convenuto sul fatto che molte cose non sono state
fatte o sono state fatte in modo sbagliato, in particolare da parte delle
pubbliche amministrazioni, in tema di sviluppo dell’economia digitale.
Quanto
alle risorse, ha rinviato al piano di investimenti promesso dal presidente
della Commissione Europea Juncker e al superamento dei vincoli del patto di
stabilità europeo, due strade certamente non di immediata fattibilità.
Non
basta elogiare i ricercatori e gli inventori, bisogna anche sostenere un
sistema industriale dove le intuizioni e le invenzioni possano diventare
prodotti e servizi concreti che contribuire allo sviluppo.
Questo,
riteniamo, lo si fa con interventi concreti di politica industriale e non
taglieggiando i risparmi previdenziali o i diritti di chi lavora.
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